venerdì 10 luglio 2015

2 Uomini e 1 Kayak - RACCONTO DI VIAGGIO, Prima parte

Carissimi amici,

si è conclusa lunedì 6 luglio la nostra impresa nelle Isole Eolie, portando a termine il percorso con un paio di giorni di anticipo sulla tabella di marcia. Grazie alle favorevoli condizioni di navigazione, siamo riusciti a pagaiare a circa 4,5/5 km l’ora e, a causa delle nuove normative sui veicoli non a motore dettate dalla Capitaneria di Porto di Lipari, abbiamo accorciato notevolmente i tempi per la circumnavigazione.


Forse vi sarete chiesti come mai abbiamo scelto il kayak. La risposta è molto semplice. 
Il kayak è un mezzo ad impatto zero sulla natura e rappresenta l'imbarcazione più antica del mondo, tra le più collaudate e sicure. Infatti, seppur molto sensibile alle onde, è l’unico mezzo che è quasi inaffondabile ed è tra i pochi che, grazie anche alle ridotte dimensioni, permettono di visitare luoghi nascosti. Grazie alla nostra fedele imbarcazione, ci siamo recati in posti che avremmo potuto solamente immaginare. 



E grazie anche ai nostri preziosi ed utili attrezzi che Gerber ci ha messo a disposizione e che si sono rivelati indispensabili in molte occasioni.


Questo, però, ha richiesto un enorme sforzo fisico e una grande concentrazione mentale
Ripensando ai giorni trascorsi in mare, la nostra sopravvivenza è stata dura e, in alcuni momenti, non vi neghiamo che abbiamo sofferto, a causa di un insieme di fattori. 
Innanzitutto la mancanza di acqua. Purtroppo il nostro desalinizzatore ha subìto un guasto durante il primo tragitto e abbiamo dovuto pagaiare una media di 6 ore al giorno, con il sole a picco, 38/40° percepiti, le gambe bloccate nel kayak e con una dotazione corrispondente a meno di un litro d’acqua al giorno a testa. 
E’ da considerare, inoltre, che ci siamo nutriti solamente con razioni minime di liofilizzati, sali minerali e ciò che il mare ha voluto regalarci, con un apporto calorico notevolmente inferiore rispetto all’impegno fisico profuso.


Ricordiamo ancora oggi, con molta amarezza, l’incidente nel quale siamo incorsi il terzo giorno di navigazione, mentre stavamo pagaiando per percorrere tutto il periplo dell’Isola di Lipari.
Una disavventura causata dai uno dei tanti yacht guidati in modo irrispettoso, senza sottostare alle normative e ai codici della Capitaneria di Porto. 
Queste imbarcazioni, oltre a non mantenere le distanze di sicurezza dalla costa, emettono ogni anno tonnellate di petrolio e inquinanti vari nelle acque costiere. 
A forte rischio, soprattutto nei mesi estivi, sono l’ambiente, l’ecosistema marino, ma anche la vita stessa di noi cittadini che ci impegniamo a condurre uno stile di vita più rispettoso nei confronti della natura. Infatti, se non fosse stato per l'affiatamento psicomotorio creatosi tra di noi e la velocità nello scorgere il pericolo in cui stavamo incorrendo, avremmo subìto gravi conseguenze. 
Eravamo in un punto particolare dell'isola, in cui le correnti si scontrano e formano dei flutti particolarmente fastidiosi per chi, come noi, deve muoversi con i remi. 
Ad un certo punto, ci siamo accorti che a circa 200 metri da noi, uno yacht molto grande che viaggiava ad elevata velocità, stava provocando una gigantesca onda anomala che stava velocemente avanzando verso il nostro kayak. Immediatamente abbiamo pensato di prendere l’onda di prua, ma scorgendola sempre più da vicino, ci siamo accorti che, anche con questa soluzione, non avremmo avuto scampo.  Abbiamo quindi deciso di limitare i danni portandoci il più velocemente possibile verso la costa, ma mentre eravamo ancora in rotazione, l’onda ci ha colpiti e il kayak, oltre ad imbarcare acqua, si è inclinato quasi capovolgendosi. Eravamo sommersi d'acqua fino all' addome, ma senza perderci d’animo, abbiamo continuato a pagaiare fino a giungere nei paraggi della costa; con un salto sincronizzato siamo usciti dall’imbarcazione, in tempo per non farla schiantare sugli scogli. 
Era quasi notte fonda, e usciti quasi indenni dal naufragio, ci si presentava un nuovo problema: allontanarsi velocemente da quel posto poco sicuro, una scogliera con pericolo di caduta massi. 
Senza avere più possibilità di riprendere la navigazione, siamo stati costretti a richiedere l’intervento della guardia costiera che ci ha prontamente soccorsi. 

Questa disavventura ci ha fatto perdere diverse attrezzature della dotazione tecnica oltre alle cibarie necessari per la nostra sopravvivenza, ma con tutto ciò il giorno dopo abbiamo ricominciato la nostra avventura, bruscamente interrotta, da dove eravamo rimasti, con maggior forza e volontà. 




Ecco a voi il video con un primo "assaggio" di ciò che abbiamo vissuto.





Seguiteci lunedì per conoscere la conclusione del nostro racconto.

Buon weekend a tutti,
Mauro & Francesco :)




















 











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