domenica 20 settembre 2015

Video Periplo della Sicilia

Ho ormai concluso da giorni il periplo della Sicilia in kayak, ma ho ancora dentro di me tutto quel mondo meraviglioso che sono le coste siciliane, le ho scoperte e riscoperte per donarle a tutti noi e voi siciliani e non. Perché questo mondo è così bello e variegato, che è egoistico tenerlo solo per me. Per questo vi dono queste piccole ma immense immagini che ho ripreso con la mia GoPro, sono solo degli spezzoni, cose belle, cose uniche, cose semplici, che danno comunque a chi le guarderà la certezza che non dobbiamo andare lontano per godere delle bellezze che la natura ci dà e non mi stancherò mai di ringraziare Luca, che in soli 8 minuti è riuscito a dare la vera dimensione, ovvero "CICLOPICA" della nostra amata Sicilia.


lunedì 17 agosto 2015

Comunicato n.201 POLISPORTIVA MESSINA: Periplo della Sicilia completato da Mauro Prosperi





Ha impiegato esattamente 20 giorni per la circumnavigazione in autosufficienza; partito lunedì 20 luglio dal tratto di mare antistante la piscina “Vittorio Magazzù” di Messina, l’oro olimpico, ultramaratoneta e specialista di sfide estreme ha fatto ritorno sabato 8 agosto sulla stessa spiaggia. 

Mauro Prosperi ha completato con successo il periplo della Sicilia in canoa. Ha impiegato esattamente 20 giorni per la circumnavigazione in autosufficienza; partito lunedì 20 luglio dal tratto di mare antistante la piscina “Vittorio Magazzù” di Messina, l’oro olimpico, ultramaratoneta e specialista di sfide estreme ha fatto ritorno sabato 8 gosto sulla stessa spiaggia, accolto con affetto dal presidente della Polisportiva Messina Giuseppe Carmignani.

“Ho ammirato da vicino coste stupende, tramonti che mi hanno fatto rimanere incantato – queste le prime parole del campione romano, ormai “siciliano d’adozione”, dopo aver messo piede sulla terra ferma – ho avuto la conferma diretta che la Sicilia è un’isola davvero speciale, camaleontica e ricca di risorse. Il mio obiettivo è conoscerla sempre meglio e trasmetterne l’immensa bellezza agli altri tramite le immagini. Non capisco perché si spendano tanti soldi per viaggi esotici in posti lontani quando abbiamo vicini luoghi così incantevoli”.

Per completare il periplo ha usato un modernissimo kayak in carbonio, costruito da un’azienda catanese, dal quale si è staccato soltanto per riposare e pescare, e ha avuto a disposizione: un fornellino, sali minerali, liofilizzati, barrette energetiche, 5 litri d’acqua, due borracce, un desalinizzatore, del disinfettante, apparati elettronici, caricati da pannelli solari, e un kit per la sopravvivenza.  
“E’ andato tutto bene. Dopo un inizio difficile, determinato dalle avverse condizioni meteo-marine e alla poca conoscenza del mezzo, ho recuperato poi il tempo perduto sfruttando al meglio le caratteristiche del kayak con il quale sono entrato in simbiosi. Mi sono nutrito di liofilizzati e delle riserve alimentarie che avevo portato con me”.
Come ha trovato la situazione delle coste dalla sua visuale “privilegiata”? “Devo dire che in buona parte sono pulite e adeguatamente attenzione dai Comuni, mentre alcune sono purtroppo trascurate”. Partenza e arrivo sono avvenuti nell’impianto natatorio di Sant’Agata, è stata una scelta indovinata? “L’ho voluto fortemente perché ho trovato totale disponibilità e ospitalità dalla Polisportiva Messina. Ringrazio di cuore questa storica società e naturalmente tutti gli sponsor che hanno reso possibile la realizzazione di questo progetto”. 
Quale sarà la prossima impresa? “Potrebbe essere il periplo della Corsica, ma mi servono delle particolari autorizzazioni essendo all’estero”. E il “mal d’Africa? “Non mi lascia mai, anche se penso che salterò la prossima Marathon des Sables. Adesso, comunque, il mio principale pensiero è riposarmi e godermi l’estate”.

Messina, 10 agosto 2015                                                        Ufficio Stampa


giovedì 30 luglio 2015

29/07/2015 Gela e disastri ambientali



[...]D’estate la spiaggia è sempre affollata. In una soleggiata mattina d’inverno il mare è strepitoso, turchese e blu [...] basta non voltarsi a guardare raffinerie e camini industriali.


“Una volta qui era tutto agrumeti. Quando è sbarcato il petrolchimico gli agricoltori hanno tagliato tutto e sono venuti a lavorare in fabbrica. No, allora non si badava all’ambiente. Quando il petrolchimico dava lavoro, l’inquinamento non si sentiva”.[...] “Si chiamava miracolo, e lo era: negli anni cinquanta qui c’era povertà, si faticava a mettere il cibo in tavola. Raffinerie e petrolchimico erano il riscatto industriale della Sicilia. Portavano benessere e la speranza di non dover più emigrare”, riconosce Enzo Parisi, oggi attivista di Legambiente.[...]“Si chiamava miracolo, e lo era: negli anni cinquanta qui c’era povertà, si faticava a mettere il cibo in tavola. Raffinerie e petrolchimico erano il riscatto industriale della Sicilia. Portavano benessere e la speranza di non dover più emigrare”, riconosce Enzo Parisi, oggi attivista di Legambiente.[...][...]L’Italia ha smesso di investire in ricerca, eccellenza, innovazione: “Come siamo arrivati a questo disastro? Qui ci sono un’area industriale attrezzata, un sapere umano, grandi professionalità. Manca un piano industriale per rivitalizzare il sud”, dice. “Le aziende non rischiano e non investono su tecnologie avanzate. Serve uno stato che sappia orientare il progresso nel rispetto delle risorse naturali, dettare regole su ambiente e salute, puntare su produzioni che abbiano utilità sociale”. E in primo luogo uno stato che rispetti l’impegno preso con i cittadini: fare la bonifica.A Gela, sulla costa meridionale siciliana, il “ricatto” ha funzionato. Le analogie con l’area siracusana sono evidenti: un polo petrolchimico fondato negli anni sessanta dall’Eni di Enrico Mattei (era la “risposta” dell’industria di stato al polo privato di Priolo-Augusta), decenni di inquinamento, una cittadina di 72mila abitanti a poche centinaia di metri da raffinerie e ciminiere. “Ma qui il vento tira dalla città agli impianti, e non viceversa, per almeno 300 giorni all’anno”, mi dice Orazio Gauci, responsabile della Fiom di Gela.Anche Gela è un Sin designato per la bonifica: quasi seimila ettari di territorio e 4.500 ettari di mare contaminati da metalli pesanti, idrocarburi, composti clorurati cancerogeni, ammoniaca, benzene e pcb. Anche qui lo studio Sentieri nel 2011 ha segnalato eccessi di tumori e altre malattie legate all’inquinamento accumulato nei decenni.E anche qui il complesso industriale è in declino: la raffineria quasi spenta, il petrolchimico chiuso. Del progetto di Mattei resta un centinaio di trivelle sparse nel raggio di una ventina di chilometri, tra i campi di carciofi e le serre. Negli anni ottanta si sono aggiunte le piattaforme off shore Perla e Prezioso (che estrae gas), visibili dal lungomare di Gela. E poi qui arriva GreenStream, il gasdotto che porta il gas naturale dalla Libia, 520 chilometri attraverso il Mediterraneo.“L’ultima cosa importante che abbiamo costruito è l’impianto Snox”, spiega Gauci mostrando il camino più alto di tutto l’insieme: tratta circa metà dei fumi della centrale termoelettrica a petcoke, o coke petrolifero, sorta di carbone ottenuto dai residui più sporchi del petrolio (emana anidride solforosa, ossidi di azoto, polveri). Cioè, trattava: ora l’impianto è fermo.[...]

Fonti:http://www.internazionale.it/reportage/2015/04/17/sicilia-petrolchimico
http://www.greenme.it/informarsi/ambiente/10554-sversamento-petrolio-gela










lunedì 27 luglio 2015

Resoconto prima settimana del periplo (ultimo aggiornamento 27/07/2015)

Condizioni meteorologiche avverse hanno caratterizzato il periplo fino a questo momento, tanto da essere circa 120 Km indietro rispetto alla tabella di marcia. Sto però scoprendo (e presto lo scoprirete anche voi), che le coste siciliane non hanno assolutamente nulla da invidiare a quelle delle note isole esotiche spesso scelte come meta per le vacanze. Spero veramente che questa mia piccolissima impresa, possa ancora di più valorizzare la nostra Sicilia.
Durante questa prima settimana ho avuto dei momenti di navigazione terribilmente difficili e pericolosi, pertanto nei prossimi giorni dovrò recuperare i Km persi.
Il vento ed il mare mosso hanno fatto da padroni: Martedì scorso, a Tremestieri (Messina), la canoa si è rovesciata per il forte vento ed il mare in tempesta; ieri ho avuto, forse per la prima volta, paura ed ho capito, se ancora ce ne fosse stato bisogno, quanto la natura sia potente e imprevedibilmente forte. In serata avevo ripreso il mio cammino con l'intenzione di fare almeno altri 10/12km per coprire i miei 50 km giornalieri (da tabella di marcia). Il vento era ancora forte, l'onda era lunga ma tutto sommato il mare navigabile. Appena girata la punta di un golfo sono arrivate onde alte 4-5 metri: la fortuna è stata che non si rompevano, ma giuro che erano terribilmente grandi. Io che difficilmente mi impressiono, mi sono dapprima dato per vinto, ma poi è subentrato il "Mauro concentrato" ed in pochissimo tempo ho analizzato la situazione, preso decisioni ed agito. C'era una piccola rientranza a 150 metri da me e, anche se non si trattava di una spiaggia, mi sono accorto che le onde erano meno efficaci in quella direzione, quindi mi sono portato lì. A circa 10 metri dalle rocce sono saltato fuori dal kayak (diciamo tuffato) e poi subito ho preso l'imbarcazione per evitare che si schiantasse sulle rocce.
Tutto ok, ma mi son preso davvero un grande spavento.


 Mauro